A proposito di popolazione

Nel 1798 il reverendo inglese Thomas Robert Malthus dava alle stampe An Essay on the Principle of Population (Saggio sul principio di popolazione) nel quale sosteneva, tra le altre idee, che l’aumento della popolazione avrebbe portato ad un eccesso di offerta di mano d’opera e quindi a salari più bassi. Conseguenza dell’aumento della popolazione sarebbe quindi stata la miseria generale. La prima reazione al testo fu la legge sul censimento, tutt’ora in atto, che impegnava il governo inglese a censire la popolazione ogni dieci anni. Nel libro Malthus sostenne anche l’utilità delle guerre come valvola di sfogo per l’eccesso di popolazione. Il suo principio era molto semplice: Siccome sulla terra ci sono risorse alimentari limitate, e queste risorse sono sufficienti per alimentare solo un certo numero di persone, un aumento della popolazione porta inevitabilmente a decidere, attraverso una guerra, quali popolazioni potranno mangiare e quali dovranno morire per permettere ai vincitori di vivere. Secondo Malthus i limiti allo sviluppo umano erano la mancanza di beni ma soprattutto la miseria e il vizio che caratterizzavano le classi sociali più povere e disadattate.

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Non è una crisi ma una guerra

Già Pitagora 2500 anni fa ci insegnava a ragionare non in base alle nostre impressioni o ai nostri pensieri ma secondo i numeri. Secondo il saggio vegetariano di Kroton gli unici ragionamenti possibili erano basati sui numeri e quindi si poteva discutere solo di elementi misurabili. Quattrocento anni fa Galileo espresse gli stessi concetti e nacque il così detto metodo scientifico.

Oggi, all’inizio del 2017, eccoci a ragionare di crisi e la prima domanda da porsi è: ha ancora senso usare il termine “crisi”?

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RISCALDAMENTO GLOBALE O BUFALA MONDIALE?

Quando ero un bimbo abitavo nella pianura padana, a 45 metri sul livello del mare, non in montagna, ma ricordo che gli inverni erano lunghi e freddi: la neve durava a terra per settimane, mesi. Un inverno avevo costruito una slitta e portavo in giro mia sorella per le strade della cittadina bianche e gelate dove non si muovevano auto per il gelo. Ora gli inverni sono decisamente più caldi e le strade restano imbiancate per periodi brevissimi, alcuni anni non si imbiancano neppure. Come mai non c’è più la neve di un tempo?

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Gli italiani che fecero l’impresa

La Seconda Guerra Mondiale era finita e col trattato di pace del 21 marzo 1947 l’Italia, oltre a dover pagare 360 milioni di dollari ai vincitori, perdeva le colonie in Africa (Libia, Somalia, Etiopia ed Eritrea), i possedimenti in Cina, passava alla Francia alcuni territori di confine, consegnava alla Grecia Rodi e le altre isole del Dodecanneso di fronte alla Turchia, dava all’Albania l’isola di Saseno e alla Jugoslavia l’Istria, la città di Zara, le isole costiere e una fetta di confine fino a Gorizia. Oltre a tutto ciò l’Italia perdeva anche la città di Trieste, per la quale erano morti oltre seicentomila soldati italiani durante la prima guerra mondiale, che diventava Territorio Libero di Trieste sotto il controllo delle Nazioni Unite.

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L’elica

Giriamo la chiave, il motore si accende, ingraniamo l’invertitore e la barca comincia a muoversi, ma perché si muove? Semplice: perché l’elica gira e con la sua rotazione muove la barca. L’elica è una macchina semplice che compare nella storia umana da millenni, esempi sono la vite senza fine di Archimede e le eliche per alzarsi in volo nei disegni di Leonardo, ma mai nessuno aveva pensato di applicare questo principio alla propulsione marina finché un giorno….e qui comincia la storia della nostra elica.

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Il Brigantino MANTUA

La maggior parte dei navigatori italiani neppure lo sa eppure l’arte di navigazione italiana trova traccia in tutto il mondo. Cuba è una delle mete preferite dagli italiani, e non solo negli ultimi tempi. Tra il 21 e il 27 gennaio 1493 vi arrivò un certo Cristoforo Colombo e un …

Le Bermuda e il suo triangolo

All’inizio del film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo Steven Spielberg mostra una squadriglia di caccia Usa che, senza motivo apparente e senza lanciare nessun messaggio radio, è scomparsa improvvisamente nei cieli delle Bermuda. Ovviamente tutti i piloti coinvolti ricompaiono verso la fine del film: erano stati rapiti dagli extraterresti. Quella …

La barca “sicura”

Sono mesi che assisto a infinite discussioni sulla “barca sicura” ma non mi è chiaro cosa significhi “sicura” e tanto meno se la sicurezza sia, o debba essere, l’elemento principale di un’imbarcazione. Per i polinesiani una canoa è sicura quando il bilanciere la rende stabile e, entro certi limiti, inaffondabile. …

La coperta in teak

Nell’occidente la scoperta del teak iniziò un paio di secoli fa.  Può sembrare strano ma ci fu un tempo, durato alcune migliaia d’anni, durante il quale si navigava per commerciare e spostarsi e le coperte delle imbarcazioni non erano in teak. E’ vero che allora non esistevano quasi le imbarcazioni …