La fine della quarantena metterà in evidenza i problemi e la fragilità del sistema economico preesistente. L’unica soluzione è avere più soldi, ma per darli a chi? E soprattutto: come fare ad avere soldi?
Sappiamo tutti che a volte, colti da una emergenza, invece di seguire la strada maestra decidiamo di prendere una scorciatoia; accade in montagna come nel traffico cittadino. Stessa cosa accade in economia monetaria.
Prima che il Covid19 evidenziasse la debolezza del nostro sistema economico avevamo necessità di moneta, oggi la necessità è diventata un bisogno. Oggi, ma si può intendere già da ieri, milioni di persone sono senza soldi per il cibo e ancora meno per un alloggio, e chi ha cibo e alloggio non sa fino a quando durerà la sua autonomia economica. Tutti attendiamo la fine della segregazione casalinga, e tutti sappiamo che non sarà con un click che le cose torneranno come prima, anzi. La storia ci insegna che, per quanto siano state disastrose le due guerre mondiali, la crisi profonda per la popolazione non fu durante i bombardamenti ma dopo, a guerra finita. Nel 1940 sotto le bombe tedesche o nel 1944 nel pieno della guerra la popolazione inglese aveva sempre da mangiare, nel 1947 e ‘48 in Inghilterra ci fu la carestia alimentare e la fame; e avevano vinto la guerra.
Al momento ci sono due possibilità di distribuzione monetaria riassumibili in due visioni politiche.
Secondo Confindustria si devono dare soldi alle aziende perché così poi assumono e possono ricominciare a lavorare.
Oppure si danno soldi ai lavoratori così possono sopravvivere e andare a lavorare; ovvero: il lavoratore è anche un consumatore e se non ha soldi non consuma e quindi non compra nulla di quanto è prodotto e le fabbriche chiudono.
Altro problema: dove prendere i soldi di cui abbiamo bisogno? La scuola di pensiero che ha dominato lo scenario, e di cui Draghi è paladino e che ha sostenuto anche il 29 marzo, è che le banche prestino ai cittadini e alle aziende, lo stato garantisca i prestiti e paghi gli interessi. In pratica le banche incassano interessi senza nessun rischio, lo stato garantisce anche prestiti che non saranno onorati e in più paga gli interessi per tutti: la conseguenza sarà banchieri internazionali più ricchi e stato italiano che tasserà di più gli italiani per pagare i prestiti non ripianati e gli interessi.
Le altre possibilità di MES o Eurobond/Corona bond sono trappole finanziarie dove lo stato paga per avere poco e pagare ancora di più in futuro. Esiste anche un’altra alternativa. I foglietti di carta colorati con scritto Euro sono chiamati Banconote perché emesse da una banca, dalla banca BCE, ma ricordate che negli anni ’70 esistevano anche biglietti con scritto Stato Italiano? Erano le 500 lire di Aldo Moro, soldi che tutti usavano, che erano proprio dello stato e non ci pagavamo sopra nessun interesse?
Ora siamo un poco più intrappolati da vari accordi europei ma abbiamo sempre il diritto di emettere biglietti di stato. Certo, tra decidere, progettare, stampare ecc.. passano mesi, mentre noi abbiamo bisogno di soldi subito!!
Come in tante vie maestre anche qui esiste la scorciatoia.
Immaginate di accendere la TV e vedere il Presidente del Consiglio che scrive su un foglio di carta: Questo documento vale 60 miliardi di euro, firmato Giuseppe Conte, poi porta il foglio a Bankitalia e lo fa depositare sul conto del Ministero dell’Economia e Sviluppo (MES) perché lo distribuisca a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dal reddito e dall’età.
Nel giro di un paio di settimane, dovute ai tempi tecnici per premere dei tasti, ogni italiano si troverebbe accreditati 1.000 euro. Una famiglia con 2 figli 4.000 euro.
Costo per lo stato? Un foglio di carta e il lavoro di qualche persona.
Costo per i cittadini: zero.
Interessi bancari: zero
Non è la via maestra, è una sorta di decreto legge che si può usare in caso di estrema necessità, che si potrà ripetere alcune volte per far ripartire l’economia e tornare sulla via maestra, è una scorciatoia, appunto, ma che ci permette di tornare a vivere con fiducia nel futuro.
È legale? Legalissimo, non viola nessun trattato o accordo, e anche Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale lo ha ribadito recentemente.
Se non si fa non è perché non si può fare ma perché non si vuole fare.
Il resto sono solo chiacchiere.
© Galileo Ferraresi, Bologna, 30 marzo 2020
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